sabato 21 marzo 2015

Angelina Jolie: niente è impossibile

A chi pensa che presto lascerà il cinema per la politica risponde con un film: Unbroken. La storia di un uomo indistruttibile. Come lei



«Scusate, mi hanno appena detto che le Nazioni Unite hanno sospeso il World Food Program a quasi due milioni di rifugiati siriani per mancanza di fondi: vi risulta?». Fuori, in Central Park, grandina, e Angelina Jolie si presenta così: preoccupata per un tweet, e per la sorte di quella gente in fuga dalla guerra. Dal 2001, quando è diventata ambasciatrice di buona volontà dell’Unhcr (l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite), ha girato il mondo, accumulando una quantità impressionante di viaggi, raccogliendo fondi e scendendo direttamente in campo per aiutare e sostenere milioni di persone. Nonostante sei figli, un marito, una tra le carriere più glamour di Hollywood e le frequenti visite ai campi di profughi e rifugiati, la signora Jolie-Pitt ha trovato anche il tempo per finire il suo secondo film da regista, il biopic Unbroken (al cinema dal 19 gennaio 2015), che racconta l’incredibile storia di Louis “Louie” Zamperini, il mezzofondista americano medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino nel 1936 che, durante la Seconda guerra mondiale, precipitò nel Pacifico durante un volo di ricognizione a bordo di un bombardiere. Riuscì a sopravvivere al sole, alla sete e agli squali su una scialuppa per 47 giorni, poi fu catturato dai giapponesi che lo tennero prigioniero per due anni, in cui subì torture e sevizie. Una storia epica. Unbroken sarà il suo ultimo film? Si dice che presto si darà alla politica. Per il momento no, ma non si sa mai: fino a cinque anni fa non avrei mai immaginato di dirigere un film. Eppure ci è riuscita. Basta essere pazienti, avere fiducia in se stesse e trovare la storia giusta. Come quella di Zamperini... Quando vuoi dirigere un film fai il giro degli studios alla ricerca di storie che non lo sono mai diventate. Ero alla Universal quando ho trovato questo libro, Sono ancora un uomo. Una storia epica di resistenza e coraggio, di Laura Hillenbrand. Il titolo mi ha incuriosito. Quando sono tornata a casa ho detto a Brad che avevo trovato il film che volevo dirigere e lui ridendo mi ha detto: “Oh, tesoro, sono 57 anni che cercano qualcuno per farlo! Dicono sia impossibile”. E così, incoscientemente, ho deciso che era la sfida giusta per me. Come si è preparata per un film così complesso? Ho chiesto aiuto a Martin Scorsese che, nella sua The film foundation, restaura e conserva un archivio incredibile. Ho studiato La collina del disonore di Sidney Lumet, il mio regista preferito; poi Papillon e Il ponte sul fiume Kwai. Ho guardato molti film storici e materiale di archivio sulla Seconda guerra mondiale. C’è stato invece un film che l’ha convinta a diventare attrice? Mia madre amava il cinema e voleva che facessi parte di quel mondo: era innamorata di Al Pacino, insieme abbiamo visto Quel pomeriggio di un giorno da cani almeno 20 volte. Io preferivo i film d’avventura come Lawrence d’Arabia, che mi facevano scoprire luoghi esotici. Ho sempre desiderato viaggiare e conoscere persone di altri Paesi. Come Ambasciatrice di buona volontà, quanto è frustrante rendersi conto che a volte, nonostante l’impegno, si ottengano così pochi risultati? È davvero deprimente. Quando, qualche anno fa, incontrai l’attivista e scienziata Jane Goodall, le dissi che, nonostante i miei sforzi, facevo fatica a credere in un mondo migliore. Si arrabbiò talmente tanto da picchiare un pugno sul tavolo che fece tremare la stanza. E, infuriata, mi disse che c’era sempre speranza, e non si doveva mai mollare. Aveva ragione. Da allora, credo tocchi a me accollarmi i problemi di molti, per cercare di risolverli. La sofferenza della gente mi ha resa una persona migliore, ho adottato bambini meravigliosi, e sono felice quando sono utile a qualcuno che ha bisogno. Quando guardo il mondo di oggi, so che niente è impossibile, le cose cambiano costantemente, ma so anche che servono leader che lavorino sodo per migliorare il mondo, ricostruire, evolvere. Sta a me credere che sia possibile, anche perché non vorrei far di nuovo arrabbiare Jane! Che cosa la spinge a migliorarsi? I miei figli. Al momento seguo molto Maddox, che ha appena compiuto 13 anni e si imbarazza quando lo abbraccio! Come tutte le mamme voglio che diventi un uomo responsabile. Voglio che tutti i miei figli siano sani e felici, voglio passare più tempo possibile con loro, vederli crescere, diventare nonna. Voglio che capiscano che avere i soldi aiuta molto nella vita, ma per essere felici ci vuole amore, e l’essere d’aiuto agli altri. Spero che il mio impegno umanitario e politico li aiuti a diventare persone generose. Impegno, lavoro, famiglia: lei sembra davvero invincibile. Mi creda, nascondo bene le mie insicurezze: quando i miei figli si fanno male divento vulnerabile. Proprio come la mamma di Louis, che nel film è interpretata da una ragazza italiana, Maddalena Ischiale, molto vera, materna, bravissima. Louis sì che era invincibile, ho fatto in tempo a incontrarlo e l’ho amato da morire (si commuove ricordando la sua morte, il 2 luglio 2014 a 97 anni, ndr), e lui mi ha fatto la corte. Ha sempre detto a Brad che, se non fossi stata impegnata, mi avrebbe invitata a uscire con lui!

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